Il New York Times ha intentato una causa contro OpenAI e Microsoft, accusandoli di aver utilizzato milioni di articoli del giornale senza permesso per addestrare i loro modelli di intelligenza artificiale. Il Times sostiene che questo uso non costituisca un “uso lecito” secondo la dottrina legale che governa l’uso non autorizzato di materiale protetto da copyright. La causa non specifica un importo esatto di danni, ma il giornale stima che questi possano ammontare a “miliardi di dollari”. Vuole anche che le aziende distruggano i modelli di chatbot e i set di addestramento che incorporano il suo materiale. La disputa segue anni di negoziati non riusciti per un accordo.
Secondo quanto riferito, l’obiettivo del giornale è porre fine all’uso del materiale pubblicato per l’addestramento dei chatbot.
La causa sottolinea un’ampia problematica legata all’uso di materiale protetto da copyright per addestrare i modelli di AI, come ChatGPT di OpenAI. OpenAI e Microsoft hanno sostenuto che l’uso di opere coperte da copyright per addestrare i prodotti AI costituisce un “uso equo” secondo la dottrina legale, ma il New York Times contesta questa interpretazione, affermando che tale uso non aggiunge “qualcosa di nuovo, con uno scopo o un carattere ulteriori”, che sarebbero necessari per qualificarsi come uso equo.
Il giornale non cerca un importo specifico di danni, ma stima che i danni potrebbero ammontare a “miliardi di dollari”. Inoltre, desidera che le aziende distruggano i modelli di chatbot e i set di addestramento che incorporano il suo materiale. Le discussioni avvenute quest’anno per evitare una causa e consentire “uno scambio di valore reciprocamente vantaggioso” con gli imputati non sono state fruttuose.
Questa causa arriva in un momento in cui le organizzazioni mediatiche stanno lottando per attrarre e trattenere i lettori, sebbene il Times sia riuscito meglio di molti altri. Il giornale aveva 9,41 milioni di abbonati digitali a settembre, rispetto agli 8,59 milioni dell’anno precedente, mentre gli abbonati alla stampa sono scesi a 670.000 dai 740.000. Le sottoscrizioni generano più dei due terzi delle entrate del Times, mentre la pubblicità genera circa il 20% delle sue entrate.